
“A che serve andare a votare? Alla fine chi viene eletto non fa nulla di particolare per difendere i diritti degli studenti. Queste elezioni sono solo una palestra per futuri politici che già da adesso hanno tutte le cattive abitudini dei politici veri; cioè, fare false promesse, cercare il potere e non fare veramente nulla per chi li ha votati”, fuori da Palazzo Nuovo ci sono umori alterni e quello di Anna è carico di scetticismo nei confronti delle elezioni, che da questa mattina si protrarranno fino alle ore 14 di giovedì, degli organi rappresentativi degli studenti. Fin dalla prima mattinata, però, l’affluenza è stata buona e leggermente sopra le aspettative, almeno secondo quanto riportato da alcuni responsabili.
Ascoltando gli studenti che questa mattina si sono messi in fila per votare nei seggi della Palazzina Aldo Moro, emerge un’opinione comune: le elezioni universitarie sono un diritto importante che non va sottovalutato. Marco, studente fuori sede pugliese di 22 anni, spiega: “Le elezioni dei nostri rappresentanti non sono una cosa da sminuire. Non possiamo sempre ignorare quello che succede negli atenei e pretendere che si aggiusti da solo”. Martina, 20 anni di Biella, aggiunge: “Io sono qui perché un mio amico è candidato. Credo che comunque sia giusto votare perché è un modo per far sentire la nostra voce”. Alessandro, 24 anni di Torino: “Io dopo ho un esame ma sono venuto lo stesso perché, anche se è solo una piccola cosa, il mio voto a qualcosa può servire”.
Questa la voce di chi si è messo in fila questa mattina per votare, di chi ci crede insomma. Allo stesso tempo il sondaggio di futura.to.it rivela di come siano comunque in molti quelli che nulla sanno di queste elezioni, che le ritengono inutili o che la pensano diversamente. In effetti un dato c’è ed è del 2007, quando solo il 10% circa degli studenti ha votato alle elezioni universitarie. Paolo, 22 anni di Genova, in fila per dare il suo voto, afferma: “I ragazzi non vengono a votare perché non sanno neanche di cosa si tratta e poi si lamentano di non essere tutelati”.
Ascoltando gli studenti che questa mattina si sono messi in fila per votare nei seggi della Palazzina Aldo Moro, emerge un’opinione comune: le elezioni universitarie sono un diritto importante che non va sottovalutato. Marco, studente fuori sede pugliese di 22 anni, spiega: “Le elezioni dei nostri rappresentanti non sono una cosa da sminuire. Non possiamo sempre ignorare quello che succede negli atenei e pretendere che si aggiusti da solo”. Martina, 20 anni di Biella, aggiunge: “Io sono qui perché un mio amico è candidato. Credo che comunque sia giusto votare perché è un modo per far sentire la nostra voce”. Alessandro, 24 anni di Torino: “Io dopo ho un esame ma sono venuto lo stesso perché, anche se è solo una piccola cosa, il mio voto a qualcosa può servire”.
Questa la voce di chi si è messo in fila questa mattina per votare, di chi ci crede insomma. Allo stesso tempo il sondaggio di futura.to.it rivela di come siano comunque in molti quelli che nulla sanno di queste elezioni, che le ritengono inutili o che la pensano diversamente. In effetti un dato c’è ed è del 2007, quando solo il 10% circa degli studenti ha votato alle elezioni universitarie. Paolo, 22 anni di Genova, in fila per dare il suo voto, afferma: “I ragazzi non vengono a votare perché non sanno neanche di cosa si tratta e poi si lamentano di non essere tutelati”.
->“I ragazzi non vengono a votare perché non sanno neanche di cosa si tratta e poi si lamentano di non essere tutelati”.
RispondiEliminaI ragazzi non vanno a votare e non sanno di cosa si tratta perchè i rappresentanti degli studenti (o quelli che vorrebbero diventarlo) si fanno vedere nelle aule soltanto sotto elezioni! Non parlano con gli studenti non seguono le matricole, non sono vicini ai ragazzi negli abusi contro gli stra-poteri dei prof, presunti o reali. E così finisce che nessuno fa mai nulla se qualche nostro diritto viene violato perchè "poi devo fare l'esame e rischio di non laurearmi". Lo stesso vizio ce l'hanno in grande i nostri bravi parlamentari o aspiranti tali, e il risultato è che le nuove leve sono completamente disinteressate alla politica: non ne comprendono le varie ideologie e non sanno farsi un'idea propria, finendo col non andare a votare o, peggio, col votare "l'amico che ha chiesto il favore", che sia capace o no...