
“Il nostro è un movimento politico culturale di proposta e di protesta che tra i suoi scopi ha l’unità politica, geografica, sociale ed economica dei territori sanniti attraverso la nascita della Regione Sannio”.
E’ così che si definisce sul proprio sito la Lega Sannita. Un’iniziativa politica che rientra in quella grande nuvola di partiti e movimenti neomeridionalisti nati a difesa di un Sud storicamente impelagato nella questione meridionale e oggi minacciato da un governo giudicato a trazione nordista. Quello stesso settentrione rappresentato politicamente dalla Lega Nord che per il nuovo meridionalismo è fonte di ispirazione, ma anche nemico da contrastare.
A tal proposito (sempre dal sito “legasannita.it”) questo movimento è nato nel luglio 2009 “senza interesse a emulare la Lega Nord, tranne per la determinazione e l’egoismo nel difendere gli interessi delle nostre comunità”.
Parlando di interessi della comunità, la Lega Sannita pone l’accento sui problemi chiave del Sud: emergenza occupazionale, emigrazione giovanile, crisi delle piccole-medie aziende soprattutto nei settori dell’artigianato e dell’agricoltura, allarme sicurezza e contrasto alla criminalità organizzata. Il tutto coniugato in una logica ultra territoriale, per cui si parla di soluzioni come le ronde sannite (o polizia sannita) con ampi poteri e alle dipendenze dell’amministrazione regionale. Nello specifico, però, quale Regione?
Non certo la Campania ritenuta “da sempre attenta solo ai problemi di Napoli e dintorni”, come si legge in un comunicato del 15 novembre 2010 diffuso da Lorenzo Lommano, fondatore del movimento, che spiega: “Non solo ci tolgono gli ospedali e ci danno l’elemosina del bilancio regionale, ora ci considerano anche la pattumiera di quella Napoli centrista ed egoista”; in pratica, il corrispettivo campano della “Roma ladrona” di Umberto Bossi.
Ciò a cui aspira questa Lega è la nascita di una regione Sannita, data l’esigenza di difendersi dal federalismo nordista che avanza. Secondo questo progetto il Beneventano, l’Irpinia, il Molise e alcuni territori della provincia di Caserta, Chieti, L’Aquila e Foggia dovrebbero unirsi in una sola regione, “in virtù di comuni caratteristiche storiche, culturali ed economiche”, per formare la Regione Sannio “che salvi i piccoli territori (come il Molise) da un federalismo pericoloso per aree ancora sottosviluppate e in grave crisi, mal amministrate e con una forte percentuale di occupati nel pubblico impiego”.
Un progetto di ventunesima regione che, in Campania, è stato fatto proprio anche da un nutrito gruppo di comuni con l’intento di ricreare l’antico Principato di Salerno in una nuova regione d’Italia, a cui gli stessi leghisti sanniti guardano con interesse.
Se il Sud e alcune sue aree in particolare non sono capaci di camminare con le proprie gambe, tanto da essere minacciati dal federalismo leghista, nell’ottica neomeridionalista lo si deve a vari problemi storici che affondano le radici nell’Unità d’Italia. Il leader della Lega Sannita riassume così il pensiero del suo movimento a riguardo in un comunicato stampa diffuso il 5 novembre 2010: “Garibaldi è stato un bandito al soldo dei Piemontesi, colluso con la mafia e la camorra, che non merita rispetto. L’Italia – continua Lommano – è un’unione di stati e non uno stato unitario perché il Risorgimento è la colonizzazione del Sud da parte del Nord”.
L’idea di un’Italia nata dall’usurpazione nordista nel Sud è alla base di molti dei movimenti neomeridionalisti. Quegli stessi che oggi tentano di creare un nuovo spazio di opportunità politica puntando anche sul revisionismo storico che esalta la concezione del Mezzogiorno, prima dell’Unità d’Italia, come un’isola felice poi depredata. I mali del Sud, dunque, vengono dal lontano passato e ora accomunano questi movimenti e partiti nella volontà professata di portare il Meridione ai livelli di sviluppo del Nord. Un discorso certo non nuovo, ma che oggi, in alcuni casi, si basa su strategie di secessionismo e nuove autonomie che nulla hanno a che vedere con la corrente di pensiero e di studi del primo Meridionalismo, quello che ha sempre guardato alla questione meridionale come questione nazionale, se non europea.
Fino a oggi la Lega Sannita si è distinta per una buona presenza sul territorio, intervenendo in tutte le battaglie che lo caratterizzano, soprattutto per la difesa ambientale rispetto all’emergenza rifiuti. Se ancora un congresso vero e proprio non è stato celebrato, e i dati sulle adesioni sono tenuti in assoluto segreto, il lavoro sul campo è stato certamente fatto e la verifica arriverà con le prossime elezioni amministrative a Benevento e le provinciali a Campobasso. Sarà allora che la Lega Sannita verificherà quanto siano pervasivi concetti come “nuovo meridionalismo” o “difesa del territorio” e proverà a diventare, come recita il suo slogan principale, “padrone in casa propria”.